Lazio, biglietti salati: Lotito fa una promessa ai tifosi

ROMAQuesta, poi. Nel mondo alla rovescia di Lotito non è lui che dà l’ultima parola sul prezzo (salato) dei biglietti: «Voi pensate che sono io che decido. Posso soltanto dare delle indicazioni, ci sto mettendo una buona parola», ha detto sabato a tarda sera alla platea laziale che ha celebrato i 40 anni dell’inno “Vola Lazio Vola” di Toni Malco. Il presidente ha provato a placare la corrente dell’impopolarità, accentuata dal caro biglietti deciso quest’anno. Lotito, al di là delle contorsioni dialettiche, può rispondere solo con i fatti alle proteste dei tifosi. Abbassando i prezzi o promuovendo nuove iniziative, incentivando le presenze. Si sta studiando un piano per Lazio-Celtic del 28 novembre, primo bivio per la qualificazione agli ottavi di Champions. Seguiranno le partite di campionato, a partire da Lazio-Cagliari del 2 dicembre. L’anno scorso fu lanciata l’iniziativa Christmas Box, un pacchetto di gare a prezzi convenienti. Ne servirebbe un altro. Lotito ha garantito che si muoverà, si attendono comunicazioni. La spiegazione del rincaro il presidente l’ha giustificata riferendosi alle nuove regole imposte dall’Uefa in merito alla «Sostenibilità Finanziaria». Le spese (somma degli stipendi, commissioni degli agenti e spese di mercato) saranno limitate al 70% dei ricavi. Non devono pagare i tifosi. La riforma sarà pienamente operativa dal 2025, i club si sono dovuti già attivare. Ecco la giustificazione di Lotito: «C’è da rispettare un importo annuo, altrimenti il resto dei soldi li dovrei mettere io e questo diventa un problema. Non c’è più l’organizzazione che c’era una volta, non si pagavano tutte le tasse che ci sono oggi. Ci sono degli indici da rispettare, tra costi e ricavi, che valgono soprattutto per le competizioni europee. Se superi determinate soglie, che quest’anno sono del 70 e dell’80%, non ti puoi iscrivere alle competizioni europee».  

Lazio, il piano Flaminio

Lotito ha riparlato del Flaminio, dei limiti di capienza e dei vincoli strutturali: «Questo problema l’ho sollevato quando c’era la Raggi, in occasione di una festa del calcio femminile… Evocare la storia del nostro club anche con fatti concreti, infrastrutturali, è sempre una cosa importante, è chiaro che però deve essere anche funzionale alle nostre esigenze. Oggi nelle partite, e speriamo si prosegua così, abbiamo una presenza importante. Avere 26.000 spettatori, che è la capienza del Flaminio, mi sembra riduttivo. Minimo 45.000? No, 50.000. Poi c’è il problema dei parcheggi, altri problemi su cui ci sono lavori in corso. Ho delegato un rappresentante istituzionale per occuparsi di questa situazione che si è mosso, ha iniziato a fare una serie di consultazioni. Stiamo valutando per capire quello che effettivamente si può fare. Prendere il Flaminio è semplice, lo sa pure l’assessore Onorato, il problema è poi capire cosa farci e come trasformarlo secondo le norme. Abbiamo in testa un meccanismo che cercherà di salvaguardare quelli che sono gli interessi primari dello Stato, della famiglia Nervi, senza andare a intaccare, per quel che si potrà, l’impostazione architettonica. Però poi alla fine bisogna lavorarci. Va bene evocare la storia, poi quando piove torniamo a utilizzare l’ombrello». Lotito, tra i suoi interventi, ha ricordato le origini della sua lazialità: «Io romanista? È una leggenda metropolitana. Sono laziale da quando avevo 5 anni e lo dico con orgoglio… Avevo una tata che quando mi portava in giro incontrava fugacemente il suo fidanzato, che tra l’altro faceva il panettiere. E lui, forse per distrarmi, mi chiese di che squadra fossi e poi mi disse “tu devi essere della Lazio!”. E così diventai della Lazio». Il mondo laziale di Lotito, il Paese delle Meraviglie. 


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